1 Corso di Laurea: Lingua e Letteratura Italiana Insegnamento: Letteratura italiana - Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: La Vita Nova: dagli ultimi versi per Beatrice in vita alla donna gentile Dagli ultimi versi per Beatrice in vita alla Donna gentile Dopo la visione e il presagio della morte di Beatrice, che abbiamo visto e abbiamo letto insieme, segue nella Vita Nova una lunga digressione letteraria, un vero e proprio trattato di poetica: il poeta, infatti, si preoccupa di giustificare una rappresentazione fisica, Amore che gli era apparso personificato, di una entità astratta. Dante giustifica questo procedimento retorico (prosopopea) perché usato anche dai poeti classici, dando, in questo modo, dignità alla poesia volgare. Con la digressione letteraria e con le ultime rime in lode di beatrice siamo alla fine della prima parte del libro, quello delle rime in vita di Beatrice. Questa di dividere rime in vita e rime in morte è un’invenzione tutta Dantesca che, come vedremo, sarà ripresa da Francesco Petrarca. Siamo quindi all’ultima occasione per Dante di inscenare il più alto e trionfale ritratto di madonna, tanto nella prosa quanto nei componimenti in versi, tra i quali figura il sonetto più celebre della Vita Nova (Tanto gentile e tanto onesta pare) che segna il punto più alto della poetica della loda. Dopo questo episodio Dante scriverà una stanza di canzone, nella quale voleva descrivere gli effetti su di lui dell’amore per Beatrice, ma è costretto ad interromperla per il sopraggiungere della morte di lei. Il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare (che troverete nelle fotocopie e al quale per motivi di spazio non potrò dedicarvi un audio, ma dovrete leggere e capire con l’aiuto del commento) è importante per lo sforzo di semplificazione linguistica che rappresenta. Dante voleva portare il linguaggio ad una estrema levigatezza stilistica e fonica. Se ricordate bene, Dante aveva già detto, che per descrivere Beatrice avrebbe usato uno stile semplice: qui siamo probabilmente alle estreme conseguenze del suo intendimento. Come potete notare dalla lettura, le rime sono semplici e ottenute allineando le desinenze delle parole. Comincia a questo punto la sezione in morte di beatrice. Nella prosa si inizia, con il capitolo 19, da una citazione tratta dalle Lamentazioni di Geremia che sono spesso nel Medioevo citate nei testi poetici in associazione a grandi sventure: Quomodo sedet sola civitas plena populo! Facta est quasi vidua domina gentium. La morte di Beatrice, quindi, è subito associata a qualcosa che rende Firenze deserta e priva di ogni bene. Ma la cosa che qui sorprende e vale la pena di sottolineare è che Dante ci dice che non racconterà della morte di Beatrice e a questa decisione adduce tre ragioni, cit. Vita Nova, 19 2: 2 Corso di Laurea: Lingua e Letteratura Italiana Insegnamento: Letteratura italiana - Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: La Vita Nova: dagli ultimi versi per Beatrice in vita alla donna gentile «La prima è che ciò non è nel presente proposito, se volemo guardare nel proemio che precede questo libello. La seconda si è che, posto che fosse del presente proposito, ancora non sarebbe sufficiente la mia lingua a tractare come si converrebbe di ciò. La terza si è che, posto che fosse l’uno e l’altro, non è convenevole a me tractare di ciò, per quello che tractando converrebbe essere me laudatore di me medesimo, la qual cosa è al postutto biasimevole a chi lofa, e però lascio cotale tractato ad altro chiosatore». La prima ragione che Dante ci espone è completamente oscura. Pur leggendo il proemio del libro non si capisce per quale motivo questo evento doloroso dovrebbe essere stato rimosso dal libro della memoria. La seconda ragione è più chiara: anche se fosse pertinente a questo punto della storia narrare della morte di beatrice Dante non sarebbe in grado di farlo. L’ultima ragione ci dice che anche se fosse stato capace di scrivere per Beatrice avrebbe finito per lodare se stesso e questo sarebbe stato da escludere. Forse, come abbiamo accennato nella lezione precedente, potrebbe esserci una ragione poetica che Dante non ci dice: non vi era necessità di descrivere la morte di beatrice quando già lo aveva fatto nella visione e soprattutto lo aveva fatto in modo così prosopopeico, con l’ascesa al cielo di Beatrice scortata dai santi. A questo punto Dante scrive alcuni sonetti (che non leggeremo) che sono dolorosi e qui sta una delle innovazioni più sorprendenti di Dante: fino ad allora nessuno aveva mai scritto sonetti per una donna morta. Come vedremo nelle prossime lezioni, Petrarca riprenderà questo e lo svilupperà in modo ineguagliabile.