1 Corso di Laurea: Lingua e Letteratura Italiana Insegnamento: Letteratura italiana - Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: La Vita Nova: la donna gentile La Donna gentile La scena della donna pietosa, che a volte Dante chiama gentile ma che forse è termine troppo generico, è ti tipo stilnovistico. Dante, mentre cammina sconsolato per la morte di Beatrice, alza la testa e vede affacciata al balcone una donna gentile. Di lei viene descritta la bellezza fisica e la caratteristica che più colpisce il poeta è la sua pietà. Per quel che riguardo alla bellezza, abbiamo detto, che non è un argomento sul quale Dante insiste molto, in relazione a beatrice. Beatrice colpisce per la beatitudine che il suo saluto dona al mondo. Nel caso di questa donna pietosa sarà tutto il contrario: non vien, anche in questo caso, descritta in maniera dettagliata la bellezza, ma la donna gentile subito si contrappone a Beatrice nel modo pietoso con il quale guarda Dante. Beatrice non lo aveva mai guardato in quel modo. La donna, vedendo Dante affranto, mostra la pietà che a Dante appare come il segno di un possibile amore ricambiato. Bisogna sempre tenere presente, quando si analizzano queste opere, che l’amore del quale si parla è quello cortese, ossia un’esperienza non solo amorosa ma anche letteraria. Questa esperienza, infatti, per Dante è fondamentale perché proprio in questo punto della sua storia ha bisogno di qualcosa che lo distolga dalla sua disperazione. Ma nello stesso momento in cui questa donna lo spinge ad uscire dalla propria disperazione, dall’altro subito si rende conto che un nuovo amore, diverso da Beatrice, sarebbe prendere una strada sbagliata. A questa donna il poeta dedica un sonetto Videro gli occhi miei quanta pietate, nel quale si dice esattamente il racconto della prosa: l’incontro con la donna pietosa e le sensazioni che questo suscita in Dante. Andiamo avanti nel racconto. Ogni volta che Dante incontrava la donna pietosa lei impallidiva e questo è molto raro che venga riferito ad una donna. Questo colore possiamo associarlo al color di perla. Nel sonetto successivo, infatti, Color d’amore e di pietà sembianti, si attribuisce a questa donna un colore di donna innamorata: questa cosa non è mai accaduta in un viso di donna come accade in lei quando vede il poeta. Questo sonetto descrive la donna in antitesi a Beatrice. 2 Corso di Laurea: Lingua e Letteratura Italiana Insegnamento: Letteratura italiana - Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: La Vita Nova: la donna gentile A questo punto Dante, sensibile e attratto da questo nuovo amore, comincia a fare alcune considerazioni e a chiedersi se la strada che sta intraprendendo sia giusta oppure no. Vi è descritto il contrasto interiore che questi sentimenti hanno con la ragione. Il capitolo ventotto è quello decisivo: il pentimento di Dante per aver solo pensato di amare un’altra donna libera il pianto dagli occhi, pianto che era rimasto a lungo bloccato dall’incontro con la donna pietosa. A questo punto Dante dedicherà tutte le sue attenzioni all’amore incondizionato per Beatrice. A questo punto dobbiamo affrontare una questione decisiva. Nel Convivio Dante racconta tutta la storia della donna pietosa e, in conclusione, facendo una digressione sul doppio significato, letterario e allegorico, che ogni opera letteraria deve avere, arriva a concludere che la donna pietosa è la filosofia: la filosofia lo ha distolto dalla morte di Beatrice. Questa identificazione della donna pietosa con la filosofia crea in realtà dei problemi evidenti. Perché la donna pietosa è una tentazione passeggera mentre, al contrario, lo studio della filosofia e della teologia è per Dante una scelta fondamentale e mai conclusa. Questo è stato un problema che ha appassionato gli studiosi e si è arrivato anche a credere che il finale della Vita nova fosse addirittura stato scritto successivamente al Convivio. Tutte interpretazioni che non hanno però fondamento scientifico. La conclusione della Vita Nova Il finale della Vita Nova comincia con il sonetto ai pellegrini, Deh peregrini che pensosi andate che passano per una via di Firenze, città rimasta deserta per la morte di beatrice. Si instaura una analogia tra i pellegrini che sono in viaggio e il viaggio interiore di Dante che sta per concludersi. A questo punto avviene un nuovo passaggio nel percorso del testo e come abbiamo più volte sottolineato ogni passaggio decisivo nell’opera avviene grazie ad un dialogo con alcune donne che gli chiedono di mandare un sonetto, Oltre la spera che più larga gira, che è uno dei sonetti più conosciuti di Dante e anche l’ultimo sonetto della Vita nova. Questo sonetto avrà una grande fortuna estravagante. Questo vuole dire che della Vita Nova ci sono molti manoscritti che contengono solo le rime senza la prosa, e che ci sono altri manoscritti con testi di autori diversi nei quali compare proprio questo sonetto di Dante. Passiamo ora all’ultima parte della prosa, sulla quale dobbiamo fare alcune precisazioni. Intanto diciamo che Dante ha costruito il suo edificio poetico con un’attenzione quasi ossessiva ad ogni singolo particolare. Bisogna quindi tenere presenti gli intensi legami che esistono tra questa opera e la Commedia. 3 Corso di Laurea: Lingua e Letteratura Italiana Insegnamento: Letteratura italiana - Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: La Vita Nova: la donna gentile La Commedia è sì un’opera che ha una sua autonomia ma è una autonomia solo parziale. Le due opere sono, usando una formulazione presa in prestito della storia dell’arte, un dittico e non possono essere letti separatamente. Ma leggiamo il testo: «Apresso questo sonetto apparve a me una mirabile visione, nella quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedecta infino a tanto che io potessi più degnamente tractare di lei. E di venire acciò io studio quanto posso, sì com’ella sae, veracemente. Sì che, se piacere sarà di Colui a cui tutte le cose vivono, che la mia vita duri per alquanti anni, io spero di dire di lei quello che mai non fue detto d’alcuna. E poi piaccia a colui che è sire della cortesia che la mia anima sen possa gire a vedere la gloria della sua donna, cioè di quella benedcta Beatrice, la quale gloriosamente mira nella faccia di Colui «qui est per omnia secula benedictus»» (cit. Vita Nova, pp. 231-32). Dante ha appena raccontato la sua storia d’amore, fondamentale per la sua formazione spirituale, con Beatrice. E ci dice che ora non parlerà più di Beatrice almeno fino a quando non diventerà in grado di dire di lei qualcosa che non è mai stato detto per nessun’altra donna. Il libro, quindi, si chiude con una promessa. È abbastanza facile interpretare questa promessa come un’allusione al progetto della Commedia. Nel testo della Commedia, infatti, ci sono alcuni luoghi che alludono propriamente all’operetta giovanile di Dante. Se leggiamo le terzine del secondo canto dell’Inferno dove per la prima volt Beatrice arriva sulla scena (Inf., II 55-77) notiamo come Dante non presenta Beatrice nel dettaglio, anzi non ci dice nulla di lei dando per scontato che il lettore già conosca il personaggio. Dante, ripeto, sembra dare per scontato che i suoi lettori sappiano chi sia beatrice. Ma non è tutto. È possibile, quindi, che oltre al messaggio allegorico che esiste dietro del viaggio di Dante, ci sia un movente anche personale che Dante non nasconde. Nel canto trentunesimo del Purgatorio dopo la processione mistica le donne chiedono a Beatrice di rivolgere uno sguardo benevolo a dante personaggio, Purg., XXXI 133-35: Volgi, Beatrice, volgi gli occhi santi era la sua canzone al tuo fedele che, per vederti, ha mossi passi tanti! Certamente questo sarà stato un motivo secondario, rispetto a quello principale di portare alla cristianità un messaggio di salvezza, ma non bisogna trascurare anche il messaggio intimo di rivedere la donna amata. Possiamo concludere, quindi, che la Vita nova potrebbe costituire l’antefatto del grande poema dantesco.