1 Corso di Laurea: Lingua e letteratura italiana Insegnamento: Letteratura italiana Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: I Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca I codici Vaticani Latini 3195 e 3196 e la prima stagione classicistica di Petrarca Abbiamo parlato nella lezione precedente del così detto Codice degli Abbozzi, dei fogli sparsi di mano del Petrarca che sono stati poi successivamente rilegati a formare un codice. I due più importanti codici, ne vedremo successivamente anche altri, sono il codice Vaticano Latino 3195 e 3196, conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana (i due manoscritti sono totalmente digitalizzati e sarebbe importante averli davanti mentre studiate la lezione). Diamo qualche breve notizia: 3195: il manoscritto, in pergamena, scritto su due colonne per non sprecare carta, non è autografo di Petrarca ma la mano è quella del copista e amico di Giovanni Malpaghini, al quale Petrarca tra il 1366 e il 1367 diede il compito di copiare tutte le Familiari e il Canzoniere, come era arrivato fino ad allora. Ad un certo punto, però, Giovanni, dopo aver copiato molti testi della prima parte e molti della seconda parte abbandonerà il suo compito e Petrarca continuò da solo il proprio lavoro di copiatura. Dal sonetto 191 possiamo trovare la mano di Petrarca. 3196: il codice, come abbiamo già detto, sembra un libro ma in verità sono stati rilegati dei fogli che vengono direttamente dallo scrittoio di Petrarca. I fogli contengono delle postille e delle correzioni di Petrarca e sono proprio dei fogli di lavoro. Noi abbiamo delle edizioni critiche molto accurata del codice che possono essere utile per leggere tutte le varianti in modo abbastanza agevole. Nella carta 9v, dove è trascritto il sonetto Apollo s’anchor vive, che abbiamo letto, è molto importante la postilla dove Petrarca ci dice di aver copiato il testo nel 1342. Questo significa che nel 1342 Petrarca allestirà una seconda raccolta di riferimento che viene definita prima silloge, che inizia proprio con questo sonetto. Come potete vedere dall’ultimo verso ci saranno poi nel testo definitivo alcune varianti, come, nell’ultimo verso a se stessa colonna che poi diventerò a se stessa ombra. Lo studio di queste varianti di Petrarca fu inaugurato da Gianfranco Contini (uno dei filologi più importanti) e in particolare in due studi fondamentali, per chi voglia approfondire, ossia il saggio sulla lingua del Petrarca volgare e il saggio sulle varianti di Petrarca. In questa analisi delle varianti e delle correzioni del Codice degli abbozzi, Contini riconosce nelle correzioni portate da Petrarca un vero e proprio metodo. Possiamo facilmente riconoscere, quindi, da alcune carte del Codice degli abbozzi, una prima stagione di Petrarca che risale al 1336 e il 1338, anni anteriori al conseguimento 2 Corso di Laurea: Lingua e letteratura italiana Insegnamento: Letteratura italiana Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: I Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca della laurea, ossia la stagione del massimo impegno classicistico, di fondazione dell’umanesimo. Il sonetto Apollo s’anchor vive (34), che abbiamo letto, è esemplare da questo punto di vista perché è relativo al mito dafneo molto sfruttato per identificare Laura con l’alloro e con la gloria poetica. In questa prima raccolta di riferimento è incluso anche il sonetto Solo et pensoso i più deserti campi (35), che mostra il poeta in preda al patimento d’amore che cerca conforto in luoghi solitari Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human l’arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché negli atti d’alegrezza spenti di fuor si legge com’io dentro avampi: sì ch’io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch’è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so ch’Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co·llui. Bisogna subito notare come già dai primi versi è riconoscibile lo stile petrarchesco, grazie al quale è stato poi imitato dai poeti di tutta Europa, ossia quel sistema che costruisce il proprio percorso, il proprio ritmo, la propria armonia sulle coppie di termini (solo et pensoso; tardi et lenti). Questo testo è molto importante perché è anch’esso ispirato soprattutto da fonti classiche. Qui troverete scritto nei commenti che la fonte principale di questo sonetto è il Bellorofonte di Ovidio, anche se nel precedente il personaggio era stato sì costretto alla solitudine ma non certo per amore. Al contrario, l’elemento poetico di fondo, ossia quello del poeta che cerca solitudine per nascondersi da amore, ha tra le sue fonti nel poeta elegiaco latino Properzio. Tutto questo per dire di come in questa fase, non solo a livello di uso della mitologia, ma anche semplicemente per la rappresentazione del poeta innamorato Petrarca si nutra di esempi classici. Anche il sonetto Quando dal proprio sito si rimove (41) è molto interessante perché nuovamente Petrarca sfrutta l’immagine di Laura come alloro. 3 Corso di Laurea: Lingua e letteratura italiana Insegnamento: Letteratura italiana Prof. Matteo Maria Quintiliani Titolo: I Rerum vulgarium fragmenta di Francesco Petrarca Quando dal proprio sito si rimove l’arbor ch’amò già Phebo in corpo humano, sospira et suda a l’opera Vulcano, per rinfrescar l’aspre saette a Giove: il qual or tona, or nevicha et or piove, senza honorar piúCesare che Giano; la terra piange, e ’l sol ci sta lontano, che la sua cara amica ved’altrove. Allor riprende ardir Saturno et Marte, crudeli stelle, et Orïone armato spezza a’ tristi nocchier’ governi et sarte; Eolo a Neptuno et a Giunon turbato fa sentire, et a noi, come si parte il bel viso dagli angeli aspectato. È un testo galante, anche se a prima vista non si direbbe, dove Petrarca da largo sfoggio di mitologia antica. Vale la pensa ricordare di come Dante, nonostante conoscesse bene la mitologia, dandone prova nella Commedia, non farà ricorso nella poesia lirica alla mitologia. Qui Petrarca vuole sostenere che quando Laura lascia Avignone sulla città si scatena il brutto tempo. Testo, questo, molto complesso perché il primo Petrarca è un autore che forma un nuovo linguaggio che può definirsi aspro e diverso da quello più dolce che perseguirà successivamente recuperando la visione stilnovistica.