Gli studenti sfruttano poco le possibilità dei programmi come l'Erasmus In viaggio con l'Università verso Spagna e Francia di ELENA DUSI ROMA - Università e lingue: un rapporto non sempre facile. In alcune facoltà fino a ieri lo studio delle lingue non era nemmeno preso in considerazione. La riforma universitaria, rendendo i curricula più flessibili, premia lo studio di inglese, francese, spagnolo e tedesco con l'assegnazione di un credito valido per il conseguimento della laurea. L'istituzione di centri linguistici unificati per tutte le facoltà - soprattutto negli atenei più giovani - permette a tutti gli studenti di un'università di frequentare il medesimo corso di lingua. Nonostante questo, tuttavia, spesso l'unica opportunità per i ragazzi di apprendere un secondo idioma in maniera efficace è affrontare un periodo di studi all'estero. Molte sono le offerte delle università in questo senso, ma pochi ancora gli studenti che le sfruttano. I bandi per sostenere esami in atenei stranieri, la possibilità di effettuare periodo di studio per la preparazione della tesi di laurea o svolgere stage presso le aziende comunitarie spesso offrono più posti di quelli effettivamente richiesti dai ragazzi, soprattutto per le difficoltà di vedersi riconoscere l'attività svolta all'estero una volta tornati a casa. Il principale programma di scambio avviato dalla Comunità Europea, il Progetto Erasmus, fu concepito nel 1987 per portare fuori dai propri confini nazionali almeno il 10% dei ragazzi iscritti all'università. Consiste nel permettere a uno studente di sostenere uno o più esami del suo piano di studi in un ateneo straniero. Le università europee attualmente sono collegate da una serie di accordi che rendono uniformi (anche se in maniera non sempre completa) i programmi svolti. Ma i risultati dell'Erasmus oggi sono ancora lontani dagli obbiettivi che si era posta la Comunità. In Italia ogni anno partecipano al programma di scambi una percentuale di studenti universitari che va dal 2 al 3%. Dai dati dell'Unione Europea del 2000 emerge che i più pronti a fare le valigie sono gli studenti tedeschi, diretti soprattutto in Inghilterra, Francia e Spagna. Gli studenti italiani si piazzano al quinto posto fra le nazioni del continente, preceduti, oltre che dai loro colleghi tedeschi, anche da inglesi, francesi e spagnoli. Gli universitari italiani si orientano verso le lingue che più premiano nella ricerca di un posto di lavoro: inglese, francese, spagnolo e tedesco. Esattamente le stesse offerte dal "Grande corso" in regalo con "la Repubblica". Gran Bretagna, Francia, Spagna e Germania sono nell'ordine le mete preferite dei ragazzi italiani. Per studiare viaggiando non esiste solo il programma Erasmus. La Comunità Europea ha avviato una serie di progetti specifici per ogni tipo di giovani. Della categoria dei progetti denominati Socrates fanno parte Comenius, che si rivolge alle scuole superiori, Lingua, che si concentra sull'apprendimento dell'idioma del paese ospite, e Minerva, mirato alla diffusione delle conoscenze in campo dell'informatica telecomunicazioni. D'estate e nel tempo libero, infine, ai giovani al di sotto dei 26 anni è offerta la possibilità di viaggiare in Europa in treno grazie all'abbonamento Interrail e alla Carta Giovani. Secondo una rilevazione condotta da Eurobarometro per conto della Commisione Europea il 90% dei giovani di Lussemburgo, Belgio e Danimarca in età da Interrail ha visitato almeno un paese straniero dell'Europa. La quota cala sensibilmente quando si scende più a sud: solo il 20% circa dei ragazzi di Italia, Portogallo e Grecia sono stati in vacanza all'estero. I paesi più visitati sono la Francia (34%) e la Spagna (31%).