Allende, I. Casa degli spiriti Clara pianse a lungo quella donna che aveva dedicato la sua vita a rendere più comoda quella degli altri e che era morta sola. “Dopo aver tanto cercato di spaventarmi, è stata lei a morire di spavento,” osservò Clara. Fece trasferire il corpo al mausoleo del Valle, nel cimitero cattolico, perché aveva pensato che non le sarebbe piaciuto essere sepolta con i protestanti e gli ebrei e avrebbe preferito rimanere da morta vicino a chi aveva servito da viva. Mise un mazzo di fiori vicino alla lapide e se ne andò con Blanca alla stazione per tornare alle Tre Marie. Durante il viaggio in treno, Clara mise sua figlia al corrente delle novità della famiglia e della salute di suo padre, sperando che Blanca le facesse l’unica domanda che sapeva che sua figlia aveva voglia di farle, ma Blanca non accennò Pedro Terzo Garcìa e neppure Clara osò farlo. Era dell’idea che dando un nome ai problemi, questi si sarebbero materializzati e non sarebbe più stato possibile ignorarli; invece, se si fossero mantenuti nel limbo delle parole non dette, avrebbero potuto scomparire da soli, col passare del tempo. Alla stazione li aspettava Pedro Secondo con l’auto e Blanca si sorprese sentendolo fischiettare per tutto il tragitto fino alle Tre Marie, perché l’amministratore aveva fama di uomo taciturno. Trovarono Esteban Trueba seduto su una poltrona tappezzata di felpa azzurra, cui avevano sistemato ruote da bicicletta, in attesa che arrivasse dalla capitale la sedia a rotelle che aveva ordinato e che Clara portava insieme ai bagagli. Dirigeva con energici colpi di bastone e con rimproveri i progressi della casa, così occupato che l’accolse con un bacio distratto e dimenticò di informarsi sulla salute di sua figlia. Quella sera cenarono intorno a una rustica tavola, illuminati da una lampada a petrolio. Blanca vide sua madre servire il cibo in piatti di argilla fatti artigianalmente, perché col terremoto era andata persa tutta la porcellana.