Esplode un ordigno "ad elevata potenza distruttiva" confezionato con due chili di polvere pirica Roma, nella notte attentato al Viminale ROMA − Nella notte il centro di Roma è scosso da un attentato dinamitardo vicino al Viminale. Cinque cassonetti sono stati divelti da una esplosione avvenuta intorno alle 4,30 in via Palermo all’angolo di via Venezia, una strada che costeggia il ministero degli Interni. Lo scoppio ha danneggiato alcune auto, bruciato due motorini e mandato in frantumi le vetrine di alcuni negozi. L’attentato viene giudicato dagli investigatori di alto effetto dimostrativo e concepito per provocare danni consistenti, anche in considerazione della notevole quantità di esplosivo utilizzata. Non si fanno ipotesi sui possibili attentatori anche se il materiale usato fa pensare più ad una pista politica interna che non al terrorismo internazionale. Secondo le prime informazioni la bomba piazzata nel bauletto di un motorino parcheggiato sotto il muro di cinta del Viminale è stata confezionata con circa due chili di polvere pirica, un esplosivo comune, utilizzato per i fuochi di artificio e facilmente reperibile. Un elemento questo che lascia pensare ad un ordigno artigianale. Sensazione confermata dal fatto che non sono stati trovati timer a tempo né congegni radio azionabili a distanza. Probabilmente a far esplodere la polvere è stata una semplice miccia. Lo scoppio dell’ordigno ha mandato in frantumi i vetri dell’edificio di fronte. I cassonetti squarciati sono stati scaraventati al centro della via mentre tutt’intorno sono disseminati pezzi di vetro caduti dalle finestre delle abitazioni che affacciano di fronte al Viminale. Stessa sorte è capitata anche a diversi altri balconi di via Venezia che fa angolo con il tratto di via Palermo interessato all’esplosione. Anche quest'ultima via è stata transennata. Il motorino, sul quale potrebbe essere stato collocato l’ordigno, è stato scagliato contro il muro del palazzo accanto. Su chi può aver messo quella bomba proprio sotto al ministero dell’Interno è ancora presto. Ma, dopo un primo esame dei materiali utilizzati, gli esperti dell'antiterrorismo tendono ad escludere la pista del terrorismo islamico e puntano più su quella interna, probabilmente politica anche se per il momento nessuno fa ipotesi sulla matrice. Fonti qualificate hanno detto che per ora è troppo presto per capire la reale portata dell’azione, ma che sicuramente si tratta di “un segnale forte”, anche in considerazione del luogo che è stato scelto, a ridosso del Viminale e non lontano dalla nuova sede dei Ds. Per capire la dinamica gli investigatori stanno vagliando anche i filmati delle telecamere collocate nel perimetro del ministero. Nel frattempo la Procura di Roma ha immediatamente aperto un’inchiesta.