Vita nova Ľinizio delľopera e iprimi due incontri con Beatrice (MID Siamo appena nel «proemio» delľopera (come lo stesso Dante lo definira, neJ cap. XXVIII), e subito viene introdotta^'imrnagine di straordinario ri-lievo simbolico: quella del libro de la memoria. II simbolo del libro tornerä spesso neLla Commedia, sino alla folgoTintě immagine di faradiso^ XX30II, 85-87: «Nel suoproťondo (cioe nel cuore stesso della "luce ettema") vidi che s'interna, / legato con amore in un volume, / ciö che per ľuniyerso sisqua-derna». Meritre al culmine dell'ašcensione céleste (e nel puňto piú alto della sua esperienza poetica), cioe alla conclusione della Commedia, Dante puö scorgere nella «luce etterna» di Dio il «volume» nel quäle, per «amore» di-vino, si contemplano tutti «legati» insieme i fatti dell'esistenza umana con-siderata nel suo complesso, e in generale tutti gli elementi ehe nelľ«univer-so» si «squadernano» (cioe si disseminano in mille forme e mílie diversi aspetti), nel suo immaginario giovanile predomina invece 1'immaginedi un libro de la memoria tutto individuale, faťto di matena personale che viene «prima» delia sua trascrizione fisica nel libello che ě appunto la Vita nova. Ii těsto che noi leggiamo, dunque, deriva dal piú ampio libro de la memoria. Da queílo, passando per un procedimento ben noto ai copisti me-dievali e da Dante definito assemplare, si effettua una trascrizione, fedele ma parziale, da těsto a těsto. II risultato contenuto nel libello, precisa Dan-te^non ě una copia conforme delleparole del libro de la memoria, bensí la Ioro sentenzia: cioe il riassunto delloro senso, ľinsegnamento che egh ne ha potuto trarrc. Solo i maggiort paragraf i di quella memoria che cosťíťui-sce ifřesío-fonte vengono ricopiati nel těsto finale: quei paragrafi, cioe, che sono stati selezionatí secondo una precisa scelta tematica. Laggettivo nova, attribuito alla vita delľindividuo Dante di cui lo scrit-tore Dante ci racconta la storía, infatti, non va letto tanto come attributo di «giovinezza», ma piuttosto come «vita rinnovata» daU'esperienza tra-scen3ehtale delí'Amore; secondo il senso che alľaggettivo cfanno i_Padri della Chiesa (come il San Paolo della Lettern ai Colossest). II proemio della Vita nova. e U libro He la memoria II «processo» di serittura delia Vita nova l'aggettivo nova Ill (I prim" Bf*»rice Beatrice now uwidopo cisseundm* prrtM tgrntil core c 3 rapporto con Carakanti , rhe vuolesottoUneare d valorem r nucsto inizio e dato, nel capltoi * il titolo. E all'etä dl nove anni: ^ 9 ra l Luivate ad una* fmo <ü cuu fa moto d ^ ,e dL , lila b"nbin Uati oUc diverse facoltai ^ ^ n Äd^ÄW« "í P^Äontro Amore sil ^ e ä partirc da qucai^ ť------ 2^aggK?ľmPredelľanimadelfuturopoeta (esarainteressanteCo7 pacTroniloptsc p c ^ cQn Ua suo ^ * SS cahto XXX dei Purgatorio: cfr. pp. 310-310). 2STř^pitoIó Úl ci porta a nove anni dopo (e si vedra quale rilievo e sj. eníficato abbia qui ľuso del numero nove), ad un nuovo uicontio in cui I donna rivolge a Dante un saJuto che, secondo il modello dello «stü noVo» ha un signi&cato e un valore salviřico; 1'incontro ě seguito da un sogn0 jjj cui appare Amore che tiene in braccio Beatrice e le offre da mangiare fl cuore di Dante. AI risveglio dal sogno, Dante compone un sonetto, rivol-to ai poeti ďamore, raccontando la propria visione e chiedendo il loro pa. rere in proposito: eil primo sonetto della Vita nova, A äascunalma preSa eJZ2tíLíore> che riceve varie risposte per le rime, tra cui quella di colui che Dm^considera il primo dei suoi amici, Guido Cavalcanti. AU'inizio del übegp Cavalcanti si pone cosi come essenziale e solidale punto di riferi 9£SÍ0£ei• la scelta poetica e amorosa di Dante: altre esperienze alW* neranno. 11 due grandi poeti fiorentini negli anni successivi fínski 1 f 5" sta-sara consacrato nel canto X ddlÄ^ ^ * [EDEIONE: Dante Alighieri, Vita Nuova, a eura di D. De Robertis, in La letteratura italia-na. Storia e testi, vol. V, torno l, Ricciardi, Milano-Napoli 1984] (N.B.: si cita il těsto dalledizione De Robertis, che riprende quello classico a eura di M. Barbi [1932]; tuttavia, si accolgono nelľinterprctazione molti nuovi spunti presenti non solo nel commento ma anchc nel těsto approntato da G. Gorni nella recente edizione da lui curata [Einaudi, Torino 1996]. In particolare si accetta, qui e nel resto delľ antológia il suggerimento di Gorni di tornare, per il titolo delľopera dantesca, alla tradizionale foť-ma latina: vita nova appunto). --S? la quale dice: Inápit vita novaK Sot- i. Vn quella parte ... poco si potrtbbe leg-gere: «in una parte della memoria (intesa come /ifcro) prima della quale ben poco é registrator, ovvero. «ira i miei primi ri-cordi precisi» (ContiniV i. una rubnou termine jecmeo usato dai copisú, con il quale veniva indicato u~u-to]o_cUunlibro o di una sua partizSňe U esempio un capitolo), segnato di solito ifl colore rosso {ruber). 3. lnctpit viu nova: la formula iniziale, in latinci^ncipit "mizia^V moddlalä sul S8Q$om cuiltesü di legge antichi e i trat-tati religiosi medievali solevano mdicare i .utoU delle opere. Questo e dato in laäno. l*.äämmapit ^mmt") fa parte della JX.1 DANTE ALIGHIERI. VITA NOVA ro la quale rubrica io trovo serine le parole* le quali ě mio intendimento ďasscmplare* in questo libello6; e se nön tutte, almeno la loro sentenzia7. (De Robertis): dato che tradizionalmente l'espressione lihellm sta per «opera poeti-ca» (Catullo, Propcrzio, Orazio, Ovidio). 7. e se noo tutte ... sentenzia: cioe il loro «significato». Nclla scolastica lentetttia vale «dcfinÍziohc^nu>Tcssiva>> (Gomi); del Tepeffmento della sentenzia nelle parole ší facevaCarico proprio il commen-tátorc medievale dei tcsu^čllšsičf ě" reli-gíosi. E Dante si pone con la Vita nova nel molo di «esegeta che scopre la "sentenzia" delle parole contenute nel libro maggiore, che fornisce cioe un apparato interpretativo capacc di svelarne il signi-ficato profondo» (Picone). Oye si inten-da parole con «poesie», peroTTaTrašein-dichera anche l'opcra2Íoncjdj»5celta»J)el complesso delle Řime, di quelle che.rjye-íano il «senso ultimo», la senJenzia^á^l-ienza vissuta. «ibnnula canonica medievale del titolo» f(íomi); a esempio nclľEpištola a Cart-zrande íefr. pp. 246-251) cosi viene citato il ntolo della Commedia. «Libri titulusjest: "Incipit Comcdia Danris Alagherii...». Per mi il ritolo ven) e proprio č Vita nova. 4. parole: Je parole del libro de la ffifmona sono owiamente i «ricordi»; ma non va dimendeato che il libello, ía Víta nova, č anche, da parte di Dante, un'«antologia a t«i delle "parole" di se stesso giovane» (xorni), cioě delle sue Stesse rime: cosic-chc il termine varrá anche «poesie». S- jssc-iiiplaie: ě ancora teimine"tecnico per «trascrivere da un modello originale», cioč da im essemplo (da ěxemplum): in questo caso, appunto, il libro de la memoria. 6. questo libello: cioe la stessa Vita nova. II diminutivo ě «formale non semantico» II. Nove fiate gia appresso lo mio nascimento era tomato lo ctelo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione1, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente1, 1. Nove fiate... girazione: dopo il proemio, ě questo ľinizio della narrazione vera e propria, e Ja sua prima parola ě proprio quel numero nove che costituisce il car-dine numerologico del libello. Nove sono tra ľaltro anche i cieli mobili nelsistema tolemaico (come verrá spiegato piú dif-řusamente nej Cortvivio, e ancora nel Pa-radiso), in base al quale Dante ci offre. la prima perifrasi astronomica delle taňte che si potranno trovare nella sua poera. Dunque lo cielo de la luce, cioě il " cielo del sole" (che secondo il sistema tolemaico ruota anch'esso artorno alia terra), era tomato nove volte alio stesso purko, .quanto alia sua rivoluzione (girazione), doe aveva compiuto nove giri; il síghifi-cato della perifrasi e dunque: «eraňô pas-saň nove anni dalla miajascila>>. Di con-seguenza (come giä puntualizzava il Trat-tatello in bude di Dante di Boccaccio) lg ricendadella Vita nova prende le mosse dal 1274, epredsamemeacalenjhjnaggio (festa popolare fiorenrina die cadeva ol-le calenčle - ossia alľinizio - del mese di fn aggio)r---°" 2, quando a li miei occhi ... mia mentě: ě tradizionalmente cortese (se ne sonpyisti diversi esempi nella poesia dei «sjáliani» e degir*suETovisti»7cfr i.j.2-1.3.9) ^ d-chiamo al carattere visivo delľesperienza linjQrojga. Beatrice č detta donna, cioe domina, "padrona" della mente del poeta, ancora una volta secondo la terminológia cortese; ma ě anche detta gloriosa, poi-ché al momeňío~neTquale ir&nifassern-pla A libello ella ě giä, con la propria morte terrena, ascesa alia «gloría» celeste. In questa sola espressione si riassume la duplice nátura di Beatrice: ultima madonna tŕôbadorica é al tempo stesso šanta Bea-fHcéTsé"non addirittura «figuraJK Cri-sltČwTšěčondo ľinterpretazione dello stu-dioso americano C.S. Singleton). EPOCA MoNDO COMUNALE 1300-15^ la qua ľ on sapeano ehe si chiarna-1« Beatrice U q"*" " t su0 tempo lb cielo stel. ale fu chiamata ^stata tanto f he ^ ď d SL,* in auesta vita g^ ďoricnte de le doc^„^e a me, ed 10 la vidi vidi -\ ifllS era in quta , rtrrr d orient — ^noarve a ^ viq Í& suo ^^iľ&Uissúno colore, unu lato era i»^- • ipIO uc. — Sí ^ffiíf<£Ziononol APP*™ ]^sache a la sua gtovanissirn, fiV' 'umo dice vehemente che lo spirito de £ ^T^^S camera de lo euere, cominciö a S lo quale dimora ^ menimi polst ornbilmente»; e tre- tremaresi'fortemente.cheappana 7 lo spirito de la vita: i tre spirit! fonda-nicntali dell'organismo "mano söeondo ia fisiologia del tempo di Dante (che si ri-faceva soprattutto, per questi argomemj, alle opere dottrinane di Alberto Magno) eraiio rispettivamente lo spirito de lavjta, 3. la qiule ... diüunare: «moki la chiama-vano Beatrice senza sapere ancora che talc era il suo oorne di battesimo». L'iden-uí^aj^priecon Bice, fijgJia di FoJcoPorti-jwri.egiä nel córňmcnto Jí Boccaccio al-VlnfernôJ^xe paria anchc delia sua mor- n eeatitudine'T: caso non isolato, nell ope- ,,,„ sede nel cuore {k secretmtma came-Tade lo cuorě, viéne defmita subito do- ra ue >u .-, - - - )t , , , . po); lo ip/ri/o animate, con sede nel cer- ra dantesca,' di interpretazione etimolo- vello; lo spiritu naturale, con sede nel fe-gica del nome proprio dei personaggi gato. I tře spiriti danno vita, all'apparire (secondo un gusto retorico schiettarnen- ďi Beatrice, ad una sorta ' te medievale J. 1 1 <órdmma fisiologico» m*es- di dramma amoroso basato sul numero tre. Uaspet , ulam grado:«invitaeragiástata ^tpjiluale del «dramma fisiologico» mes tanto che, in quel tempo (dclla sua vita), so in scéna da Dante in questo capitolo e il cielo dellc stelle risse si era mosso ver- sottolineato dalla tripla anafora dclla torso oriente un dodicesimo di grado cele- mula introduttiva In quello punto ("In sťe»T5ato_čhe si riteneva che il ciělo del- quel momento"); cosi come tre sono le lc stelle fisse (l'ottavo, secondo ü sistema sentenze latine che incardinano il capito-tölemaico) si movesse da oriente a occi- lo. G. Gomi ha anche sottolineato come jentediuj] grado ogni cento anni, la do- le «voci» attribuite ai tře spintt parlino áicesjjnwjjan^dj un graHö equivalé ad secondo un latino ehe, si arúeola íh tře sjilj,&q3dcspirito piú «elevato», quel-h&vita, s^esprimc secondo-uno stile alto; quello ammale secondo uno stile medio; quello naturale, maggiormente nn dodicjajmo di secolo, ossia otto anni e quattro mesi. 5. s^cKe quasi... nono: entrambi i fanciul-lisono nel proprio nono anno d'eta (Beatrice all'inizio; Dante, maggiore di quasi legato alle immediate funzioni corporee, nove mesi, alia fine) quando awiene il lo- park secondo uno stile basso. E diverso '^e anche il. grado di perturbamento al 1 quale essi sono.soggetti: il primo trema, il secondo ii, meraviglia, il terzo piange. 8. coraincio ... orribilmente: il tremore dello spirito de la vita si sente, orribilmente, fin «nelle piú minute arterie del ro primo incontro 6. Apparve ... w convenia: il_colore rosso (saniuiinq)ulelle vesti di Beatnce ha un valojej^blj]rcD;"e il colore defla passio-ne amgrosa, ma e anche - soprattuttQ - il vjy^jcologal'1 <^"" (come in Purgatorio, XXX che Dante qui bada e delia cantá 33): tantopiú ^^S^maňcaconľ1111^"16 ľatcen- sP«so carico di all" Ürnamemu wrtese, verginiia " ' * ^l0ni 8^Uche alia come an-fa tremar r----/. ia nozione del pulsare uello spirito vitale a partire dal cuore at-traverso le arterie ě direttamente ricavata r : «"ě apparsa la vosrra beatirudine"»; madonna, cioě, viene identificata come «gioia per gli oc- chi». '3 lo spirito naxuxaie ... lo nutrimcnto no- nro: si tratta delJo spirito deputato alia spanizione (si ministra, "si distribuisce") del nutrimcnto aile varie membra del corpo. ha sede neJ fegato. '4- «Heu miser ... deinccps!»: «£AhJmc, clie-injvyenirc saro spesso impedito"»: ■UQ^L^cm u-adizionalmcnte cortesi del-i-^namoramento c e anche, infaiu, il de perun^nLo metabolico, indottoproprio -secondo la fisiologia del tempo -"dal per--turbamento'dellc funzionldťl regato. IS- D'allora innanzi... disponsata:^3alTat-umo dell'iimamoramento, la vita di Dan- te subisce una svolta radicale e st pone sotto la signoria di Amore. Le nozze tra Amore c 1'anima del soggctto (a lui dt-sponsata) sono owiamente metaforiche, cosi come quelle mistiche tra 1'anima del-1'individuo c Dio. 16. sicurtade: ardire e Liberta. 17. la mia imaginazionc: é, pexiaiUosoBa medievale (e per il De^amore di Andrea Cappellano che ne costituiva una specie di pronmario a fini amorosi, cfr. 0.3.4 e T0.3), sede propria dell'innamoramento. 18. che me convenia ... compiutamente: dovevo obbedire a qualunque suo desi-derio senza eccezione. 19. Elli mi comandava ... angiola giovanis-sinu: «Amore mi spingeva frequente-mente a faře in modo di vedere questo giovanissimo essere angelico». Dante dá tuttavia alla metafora stilnovistica della donna-angelo una forza nuova: con 1'uso della parola angiola al genere femrninile e con la qualifíca di giuvanissima. 10. portamenti: atti, atteggiamenti. 11, certo di lei... di deo: la citazione ome-ticaXlWiukMiade, X3fivT^«. do^b la formila ě al maschile, nTérjlá ad tittore) non poteva essere conosciuta diretta-mente da Djyite, che Tha trovatain un trattato di Alberto MWJÍ?° (linůtatissima la cirčolazione Jlretia, nell'Europa medievale, dei clasiici greci; solo nel sécolo XV si diffpnderárprcsso gli inteHetťuali, la conoscenza, detgreco antico. Ampia- KP0CA ^CRISI^MONDOCOMUNALE^ • meco stava, fosse baldanza d'Am imagine, u ou-~ - f obi]issima vertú, che nulla voľ^í fíSSřnv cot,íc čonsigUo Fosse auk a udire" E pero che sop řS^Sni c am Ji tantu gíovcntudme pare olcuno parlare fabuJo**l -í-A d* esse; e trapflssancfo molte cose Ic quail si potrebbero trarr' J - -.,/»«re. verrô a quelle parole 1c quali son^ C ^ in. - ľnsodicitazio- ^tcpratlCr0'S'riľLnú,cpitľ-rt^secondam^d ar. ^ caso la memoria ,7 latincl. I" "S"1 caso. u. rrn, vt>U reisiohlMncV In ogm w~-dassica « knde con il nconfo evangeli co l-Vere hie homo fllius Dei crat>>: 'quo't'uomo era dawero il tiglio di Dio", Mj«». i?, 39)- li. awegna die la sua imagine ... a segno-rcggiare me: sebbene (awegna che) la sua immagine. che stava continuamente con me, contribuisse a dare baldanza, corag-po ad Amore affinche avesse potere su di me. I}, nulla volt a so (Terse ... a udire: «in ncs-tujuca^pUeroche talc signoria di Amo-remi dominassc in totale assenza del fi-dam consign) dcila ragione, almeno lad-dove yi fosse ncccssita di ascoharIo». ^ (JuniA toncczionc «razionalc» del senti-I, mrnio amoroso, in nctta contrapposizio-nc con i «paurosi)» ddiri di Cavalcanti, provicne a Dante da una lunga tradiao- ne cristiana, chc si ŕonda pero sul ^ deämicitia di Cicerone D Icgame ^ strctto di Amore con úfcdcle comig^ frfagione ě del resto alia base del r^ porto, che ľamorc istitutsce con laj^ contemplazione, che tanto peso ayra^ seguito del libello. 24. E pero die ... paragrafi: «dato chc in. sistere sulle passioni e gli atú di un'etj cosí giovanile puô sembrare come una sorta di parlare per favole, mi allonu-nerô da esse; ejralasciando molte cose che si potrebbero trarre dallo stesso mo-dello (essejnplo) da cui derivano queste (doe gli eventi che riguardano la priinu-sima giovinezza, r i cava t i dalla parte tni-ziale del libro de la memoria), passérô ad altre parole che nella mi a memoria sono seritte sotto paragrafi piú ampi, di mag-gior rilievo, piú ricchi di ricordi ed even-ti»iPante decide di abbandonare i ricordi delľestrema gioventudine, per trascor-rere a quelli di etá piú cosciente m Poi chc fuoro passati tana die, che appunto erano compmtlb«> veL rpptTrapparunento soprascritto di questa gentmssima, * .'ultimo di quesu die awenne che questa mirabile donna apparvc a me w suta di colore bianchissimo1, in mezzo a due gentili donne, le quail en^ 1 Vw ti»c ... tjraiiliwma: «dopo che furo-no passau tanu giomi, e per la precisione erano imtona novr anni dopo I'appari none di Beatrice di cut »1 e scntto $o-pra» Ob eventi rvd libello u dupongono *Jnptt *ccundo un ntmo di nove in no v^N<*e imi qutndi dopo il pnmo in «*uo con la tptttittum* [mAAsuuone oorrnale e quasi antonomastica di Beam cc lungo tuna U Viu novt», De Roberto!. Dante a off re una nuova stazionc del racconto, che ě poi il momento dell* sua prima visione in sogno. Un'altra si verifichcra nel cap. XII, con l'apparizio-ne di Amore, chc rivolgerá a Dante alcu; ne parole enigtnatiche, e come si vedrt un'altra ancora - ma con valore diversO dalle prime, di vera e propria rivelazionc - porra fine ail'opera. *• vwtiu di colore bianchissimo. nonpUj ^WIS il stmbolismo cromaricoS^ vane vestTdi madonna, qui contr*^' j paNTE alighieri. VITA NOVA Ji piú Junga etade*; e passando per una via, volse li occhi verso quella par-[t. Ovio era molto pauroso* e per la sua ineffabUe cortesia, la quale ě ocgi meritara.íiel grande secolo* mi salutoe molto virtuosamente?, tamo che me"parve allora vedere tutti li termini de la beatitudíňe?. Lora~chc lo suo dolcissimo saJutarc mi giunse, era fermamente nona di quello giorno8- e pero chc quella ru la prima volta che le sue parole si mossero per veniré a |i miei orecchi, presi tanta dolcezza, che come inebriato mi partio da le gcntiř e ricorsi a lo solingo luogo ďuna mia camera, e puosimi a pensare Ji questa cortesissima9. E pensando di lei, mi sopragiunse uno soavc son-no, ne lo quaJe mapparve una maravigliosa visione10: che me parea vedere ne la mia camera una nebula tli colore di fuoco'1, dentro a la quale io di-scernea una figura ďuno segnore di pauroso aspetto a chí la guardasse; e pareami con tanta letizia, quanto a sé, che mirabile cosa era'*; e ne le sue giiata Jal colore tradizionalmente ange- lico. jT^Tpiú lung* «a dere una persona dormire nuda", salw che involta ml parea «, ^ J * po sanguigno ie^eramenre'6; la quale io nguardando molto irneri> mcntc'7, conobbi ch'cra la donna de Ja salute1*, la quale m avca lo J V* dinanz/ degnato di saiutare. E ne l'una de Je mani mi parea che qul?^ nesse una cosa Ja quaJe ardesse rutta, e pareami che mi dicesse que$Ttt role: «Vide cor tuum»'9. E quando eJJi era stato alquanto, pareami ch^ svegliassc qucsta che dormia; c tanto si sforzava per suo ingcgno, ch | % cea mangiare questa cosa che in mano Ji ardea, la quale eJJa maríoí C M bitosamentc10. Appresso cid poco dimorava21 che la sua letizia si c v! 5 tia in amarissimopianto; e cosi piangendo, si ricogliea questa donn°0Ver' sue braccia, e con essa mi parea che si ne gisse22 verso Io cielo- onW • ^ stenca» sí grande angoscia, che Io mio deboletto sonno noDpot^?* „ le quali io ... poche: del discorso dl Amore, moltc parole restano oscure; ttt qucsto modo Dante tenta di «rendere ú ptocesso irrazionale del sogno», in cui alio stesso tempo si intende e non si inten-de (De Robertis). A 14. «Ego dominus tuus»: «To sono U tu O ' sijmoře^Tfa^rmula cörTla quale Amore sancisce l'assoggettamento di Dante ňpetěTTnapjf del Decalogo («Ego sum Dominus Deus íuus»: Esodo, 20, 2), dan-do alTepisodio anche la necessaría carat-terizzazione religiosa. 15. una persona dormire nuda: ě Beatrice. Dante non 1'ha ancora riconosciuta. «La nudita pare qui da intendere con signifi-cato sensuale, magarída convertlre in mistico, piuuosto che ďinnocenia [...]: tenuzionc messa in scéna eniinossa» (Gomi). ———- ií. involü... leggeramente: «awolta in un drappo leggero, che ne řaceva trasparire ^ ^(Dc Robertis), dicolo- ^^/^cheavevaintrodortoiJ «Ecco il tup cuore». Oltre ad ascenden. ze^ckuVBÍbbia. che pure non mancano, ceun so 17. ri£u j ni* n du molio intentivamente: os »ervando wn osses&iva (U&itä. I' 18. la donna de ta lalute «la donna del sa I luto* ma e conmeto, e sarä rlblidtto pii I VJžfte, iTgioco tra m/hf eT^saluto*, e sálu ' tgjjalvezza spirituále . 10 E ne l'una '9 Vide cor co- e a Dante: ^^^richiarno ad un sonettodi cScanti, Percbe non fuoro, w ih* in cui e la morte a tenere m mano d cure "del poeta: «chi gran pena scale/ ^rHCcoatui,-e vedera '1 su core / dx Morte '1 porta- 'n man taghato incroce» ■(Contini). zo. le facea mangiare ... dubitosamentc con la scena della donna che manga ti-mor^amentc'il cuore ardente dd sog-getto si raggiunge il culmine della visio-ne. Si tratta di un topos diffusissimo nd-lacultura mcdievale, tanto ndla Lradizio-ne romanzesca che in quella liricautanto in quelnTdidascalica che in quella civile, se ne pup trovare un'ascendenzaevangc-lica (nell'invito di Cristo agli apostoli» cibarsi della sua came, naturaJmentc Giovanni, 6,12-60); e lo si ritrovera nell* novella boccacciana del RossigUone e del Guardastagno (Decameron, IV, 9). ii. Appresso cio poco dimorava: «Dop° questo fatto, passava poco tempo*: c Amore a passare dalla gioia al pianto. xi, si ne gissc: «se ne andasse». L'ascefl' sione verso U «cielo» di Amore con Beatrice tra le braccia e uno dei particolaii che la prosa aggiunge alia situazione nar-a nel sonetto seguente, e serve chia**' T»lUegarlo alia premonizioo« d^amortedi lei (De Robertis). M. poteo: pote, terza persona smgolarc- te: ne i,.! dante alighieri. vita nova stenere. anai si ruppe e ftii disvegliato. E mantenente** comineiai . ^ Ä e trovai cheTora ne la quäle m'era questa visione pS^C' ta de la notte stará; si che appare manifestamente chella řW ™T q je 1c nove ultime oře de la notte*. Pensando io a ciö che mW P °fa ;opuosi di farlo senüre a mohi li quali e^^^*™ tempo^: e con cio fosse cosa che 10 avesse gia veduto per me medSo U«e del d,re parole per-um*", propuosi di fare uno sonetto, ne lo qude i0 salutasse tutti h fedeli dW; e pregandoli che giudicasier J° ^ visione, serissialoro cioche 10 avea nel miosonno veduto. Ecominciaial jora questo sonetto, lo quale comincia: A dascun'alma presa. li? 2f. mantenente: immantinentc, subito. %6. trovai: mi aecorsi; che l'ora... de la not-te: nel calcolo delia norte divisa in dodici prf rornsponde ali'ora ira le ventuno e le ventidue. Ma a Dante preme sottolineare ^i^äŠs^Iuianiente cliiaro cd evidente (appare manifestamente) che tale ora é la pjŤrn^deUejiltirne nove delia notte (čon lajojiiajnsistcnza suí numero nove).' 27. propuosi ... in quell o tempo: U sogno di Dante diviene quindi matéria per un quesito poetico (si trattava di un uso co-mune al suô tempo) rivolto ai piú impor-tanti poeti contemporanei, i «fampsi tro-vatori in quello tempo». Al sonetto dan-resco, la cui composizione dunque risale a molti anni prima delia composizione del libello (anche se forse non proprio al 1283, data che risulta da questa narrazio-ne déh Víta nová) risposeroalmeno tre diversi poeti, tra cui Guido Cavalcanti: ed ě proprirj a~questo eplšô3iô~čhe Uan-te fa risalire la sua amicizia perli suo grande amico é "rnaestroT-i8ľ čon aS .T.^pčTnma: «poiché io avevo giä conosciuto (o sperimentato) per mio conto ľarte delia poesia». La formula «con ciô sia cosa che» o «con ciô fosse cosa che», seguita da predicate al con-giuntivo (molto usata nella prosa Italian a fino al Cinquecento), ha valore di con-giunzione causale. 29. li fedeli ď Amore: sono tutti coloro ehe sono soggetti alľAmore «gentile» e cortese, e quindi fanno parte di quella «stretta consorteria di poeti» (Gorni) ehe costituisce il pubblico selezionatissi-mo delia stessa Vita nova. 30. giudicassero: restituissero la senten-Zta, interpretassero. A ciascuríalma presa egentil core (III) Questo sonetto delia Vita nova, sebbene sia stato certamente preceduto da tn» e ii prímo comrjonimento di Dante ehe possa essere datato (grazie. comeaJsolito, alleindicazioni ŕornitedalľautorestesso): essorisaJe, dun-In ogni caso, Dante lo sceglie come inizio áe\s^curriculum unco. ~—■------ /"^51-PJJnto di vista retorico, la caratteristica principále del sonetto ě, la quartinarjejělmente rícalcata sui modetti epjstolari (re-^jpfatti ľintcsra7Ípne c CDC- fti— 8 n A ciascun'alma presa e gentil core nel cui cospetto ven lo dir presente, in cid che mi rescrivan suo parvente, salute in lor segnor, doe Amore. Gia eran quasi che atterzate Tore del tempo che onne Stella n'e lucente, quando m'apparve Amor subitamente, cui essenza membrar mi da orrore. Allegro mi sembrava Amor tcnendo meo core in mano, e ne le braccia avea madonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d'esto core ardendo lei paventosa umilmente pascea: appresso gir lo ne vedea piangendo yy nel primo versolÄÄ- irmpaira itmpre Amore, di Guido Gui-fiizzclli). iracciano un vero e proprio SgZJfr dcl pocta.conese. Agli «inna-moran», dunque.jü quah.giunga in visione ?něTod cospetto ven), ějndmzzato lo 4jr preiste le ore dclla notie». cioe erano passate quanro orc dal cader dclla notte (il tempo che onne Hella n'e lucente). • 7- subitamente: improwisamente. v. 8. «e il ricordare {membrar) quale egji apparivámi fa ančora spavento»; esseWL ,guŤTron-č-dainteiidere nelTaccezionefi-losofícaTma semplicemente come ♦nio do di essere, aspetto»JBarbi). w. 9-14. la sčěnae la štessa narrata dali* prosa, senza aleuni dei particolari pi» «perturbanti» (come la nudita di madon-na); il tratto caratteristico della rafřiguw-zione di Amor ě pero la coesistenza dd-Yorrore del v. 8 con 1'aspetto allegro che subito segue al v. 9; Amore dá da mangia-re a madonna {pascea, "nutriva"), piutto-sto paventosa ("impaurita"; nella pro* c era dttbitosamente), il core ardente denáo come il precedente dormendo ha tuíuione di participio presente) dd poeta; "} seguito il soggetto scorge amor che * ^Plísulfillaprosaversobjžew TU PANTE ALIGHIERI. VITA NOVA 131 Questo sonetto si divide in due parti; che ne la prima parte saluto e do-mando risponsione, ne la seconda significo a che si dee rispondere La se-conda parte comincia quivi: Gtá eratr\ A questo sonetto fue risposto da molti e di diverse sentenzie'2- tra li quali fue risponditorc quclü cui io chiamo primo de Ii miei amici, e disse allora uno sonetto, lo quale comincia: Vedeste, al mio purere, onne valore. £ questo fue quasi lo principio de ľamistä tra lui e me", quando elli Seppe che io era quelli che Ii avea ciö mandate Lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto allora per aleuno, ma ora ě manifestissimo a li piú semplici34. 31. Questo sonetto ... Giá eran: ě questa la divisione del bráno poetico, cosi come prescrlťtb dalla Rettorica di Brunettq La-uňtTThcénf prinapale modello volgare fieRäTVifáriova. In quesťopera, volgariz-7amaífolňa~anche «sposizione» del De inventione di Cicerone, il těsto era suddi-viso tra una «grossa lettera» (le parole cli Cicerone tradotte in volgare) e una «let-tera sottile» (il commento di Brunetto). Dante alle sue ríme appone due fasce di commento: una piú meccanica, che si limita a suddividere il těsto poetieo in par-ti minuté (e a volte questa divisione, come appunto la chiama, giunge a gradi estre-mi di sottigliezza), e una, che chiama in-vece ragione, che ě íl vero e proprio nu-cleo della prosa deserittiva e autobiogra-fica, come quella che si ě letta fino ad ora. 32. di diverse sentenzie: con diversi pare-ri; oltre a quella di Cavalcanti, si sono conservate Ie risposte di Dante da Maia-goj^dnerino da Castěli^reJotiHpT' 33. tra li quali fue ... tra lui c me: il primo delt miei amid ě owiamente Guido Cavalcanti, con il quale Dante si trovava allora in straordinaria (ma non assoluta) consonanza (il libello ě anzi a lui dedica-to: cfr. cap. XXX, pp. 166-167). D sonetto di Cavalcanti, Vedeste, al mio parere, oňwTvalore, Ja_dis^endere_ 1' interpreta-zioneTlělIžfvisione da una generále Tlefi-ňizíone di Amore e consislesoprattutto neiťaítrípjizione a Dante_di una «paten-te di perfetta affiliazione aUa^orte d'A-more» (De Robertis), H-che* appunto níbtivo di amis ta tra-lui e me. 34. Lo verace giudicio ... piú semplici: «il vero signifícato del sogno non fu allora capito da nessuno, ma ora ě chiarissimo anche ai piú Ínesperti». Per Dante nem-meno il giudicio dell'amico Cavalcanti corrisponde al vero signifícato della visione, che in primo luogo conteneva una profezia della mořte di Beatrice (e per questo ora tutti sono in grado di capirío). ■** * it * Li / *-* ■ m , La poesia della kde -A^ (XVII-XXJ) 11 bfeveíapJSCOTsiarticola (nelsuocorpoprincipále)injminTico^^-feo£erk)do. Si tratta oTun raccordo essenziaJeinaujn^^^ nel i951fi!sgso deUWer7Ia^^5?^f che c6ititms.ee la grande^eoperta, teetica ed esistenzialc, della Vtra nova. Nei capitoli precedenti íntatti, la qgfesuZBrosa sl era'ďéclinata sccondoglraccetó piú ajncrdefrroti-So«eauroso», ad imitazione delmodello di Cavalcanti, portatoanche Tra modclli ca val can ti ani e maura nuova