La metrica: la canzone Cfr. Beltrami, Gli strumenti della poesia, p. 99-102 De vulgari eloquentia II 3 Ma cerchiamo ora di indagare accuratamente in quale forma metrica si debbano stringere i temi che sono degno di un volgare così grande [amore, salvezza eterna, virtù]. Volendo dunque insegnare in che forma questi temi si rivelino degni di essere versificati, per prima cosa occorre richiamare alla memoria che quanti hanno poetato in volgare hanno prodotto le loro poesie in varie forme: alcune in forma di canzoni, altri di ballate, altri di sonetti, altri in forme senza leggi né regole [...] De vulgari eloquentia II 3 Ma di queste forme riteniamo che eccellente sia quella della canzone: per cui, se l’eccellente è degno dell’eccellente, i temi che sono degni del volgare eccellente sono degni anche della forma eccellente, e di conseguenza vanno trattati in forma di canzone. (traduzione di Enrico Fenzi) La nobiltà della canzone: gli argomenti danteschi 1) “Il primo [argomento] è che, benché tutto ciò che mettiamo in versi sia una “canzone”, solo le canzoni hanno ottenuto per sé questo nome, il che non è mai avvenuto senza che ciò comporti una certa eleganza” (DVE II 3, 4). 2) “Ancora ciò che realizza da sé quello per cui è fatto appare più nobile di ciò che ha bisogno di qualcosa di estrinseco. Ma le canzoni realizzano da sé tutto quello che devono, il che non fanno le ballate, che hanno bisogno dei danzatori, per i quali sono prodotte” (DVE II 3, 5). La nobiltà della canzone: gli argomenti danteschi 3) “Inoltre appaiono più nobili le cose che danno più onore a chi le crea. Ma le canzoni onorano i loro creatori più delle ballate: dunque sono più nobili” (DVE II 3, 6). 4) “Inoltre le cose più nobili vengono conservate con più cura. Ma, fra i componimenti che si cantono, sono le canzoni a essere conservate con più cura, come sa chi ha familiarità con i libri” (DVE II 3, 7). La nobiltà della canzone: gli argomenti danteschi 5) “Per di più, fra gli oggetti prodotti con una tecnica il più nobile è quello che include in sé tutta quella tecnica. Dunque, poiché tutti i componimenti che si cantano si dimostrano prodotti con una tecnica, e solo nelle canzoni questa tecnica è inclusa tutta, le canzoni sono le più nobili, e così la loro forma è la più nobile di tutte. E che la tecnica del canto poetico sia tutta inclusa nelle canzoni si mostra chiaramente in questo, che quanto di tecnica si trova in tutti gli altri componimenti si trova anche nelle canzoni, e non viceversa” (DVE II 3, 8). Caratteristiche della canzone • la forma della canzone antica viene codificata teoricamente da Dante nel De vulgari eloquentia e da Petrarca (canzone petrarchesca) • la canzone è articolata in un numero variabile di stanze • la conclusione è normalmente una stanza ridotta, detta congedo La canzone petrarchesca (stanza tripartita) • La stanza si articola in due parti: • fronte, suddivisa generalmente in due piedi (da 2 a 6 circa): ad es. abc abc • una sirma generalmente indivisibile: ad es. ddc Giacomo da Lentini, Meravigliosamente Meravigliosa-mENTE un amor mi distrINGE e mi tene ad ogn’ORA. a b c I piede fronte Com'om che pone mENTE in altro exemplo pINGE la simile pintURA*, a b c II piede così, bella, facc’EO, che 'nfra lo core mEO porto la tua figURA*. d d c sirma * = rima siciliana La canzone petrarchesca (stanza tripartita) • la stanza dunque, per lo più, è tripartita: 2 piedi (che costituiscono la fronte) e una sirma • alcune canzoni presentano una fronte indivisibile (non si ripete due volte la stessa sequenza di rime); in questo caso la stanza è bipartita • Il congedo • l’ultima stanza della canzone, di solito è in forma abbreviata e riprende gli ultimi versi della sirma Francesco Petrarca, Chiare et fresche et dolci acque (Rvf 126) Chiare, fresche et dolci ACQUE, ove le belle mEMBRA pose colei che sola a me par dONNA; a b C I piede fronte gentil ramo ove piACQUE (con sospir' mi rimEMBRA) a lei di fare al bel fiancho colONNA; a b C II piede herba et fior' che la gONNA leggiadra ricovERSE co l' angelico sENO; aere sacro, serENO ove Amor co' begli occhi il cor m’ apERSE: date udïenza insiEME a le dolenti mie parole extrEME. c d e e D f F sirma Stefano Protonotaro, Pir meu cori alligrari Pir meu cori alligrARI chi multu longiamENTI senza alligranza e joi d’amuri è stATU, a b C I piede fronte mi ritornu in cantARI, ca forsi leviENTI da dimuranza turniria in usATU a b C II piede di lu troppu tacIRI; e quandu l’omu ha rasuni di dIRI, ben di’ cantari e mustrari alligrANZA, ca senza dimurANZA joi siria sempre di pocu valURI: dunca ben di’ cantar onni amadURI d D E e F F sirma Canzone con stanze quadripartite (XIII secolo) • La stanza si può articolare in quattro parti (ad es. Giacomo da Lentini, Madonna dir vo voglio): • due piedi, tra loro diversi (fronte): abaC dbdC • due volte (sirma divisa): eefG hhiG • Il congedo • il congedo può non essere in forma abbreviata (ad es. Meravigliosamente) Giacomo da Lentini, Madonna dir vo voglio Madonna, dir vo voglio como l’amor m’à priso inver’ lo grande orgoglio che voi, bella mostrare, e non m’aita. a b a C I piede Fronte Oi lasso, lo meo core, che ‘n tante pene è miso che vive quando muore per bene amare, e teneselo a vita! d b d C II piede Dunque mor’e viv’eo? No, ma lo cor meo more più spesso e forte che non faria di morte naturale, e e f (f) G I volta sirma per voi donna, cui ama, più di se stesso brama. e pur voi lo sdegnate: Amor, vostra ‘mistate vidi male h h i (i) G II volta La canzone • usualmente prevede l’alternanza di endecasillabi e settenari • per lo più arcaiche le canzoni di soli endecasillabi o soli settenari (canzonette)