La lirica provenzale Come abbiamo visto, analizzando la documentazione della lezione precedente, quella riguardante le prime testimonianze dei volgari italiani, il volgare, in Italia, non nasce come una lingua unitaria e dai tratti linguistici uniformi, ma si sviluppa attraverso diverse esperienze autonome tra di loro. Per questo motivo, ossia la mancanza di processo unitari, emerge la difficoltà di distinguere tra lingua e dialetti. I frammenti di volgare giunti sino a noi si limitano a spazi comunicativi molto ristretti. Per la penisola italiana, fino a tutto il xii secolo, la lingua scritta resta in modo assoluto il latino. Una lingua che possiamo dire unitaria si avrà solamente dopo un lungo processo che avrà la sua conclusione tra il 1400 e il 1500. Per questo motivo in Italia si avrà un ritardo, rispetto alle altre lingue romanze, nella produzione di testi letterari, che invece sarà fiorente in Francia e in Spagna. In Francia, precisamente nelle corti della Provenza e della Francia Meridionale, si sviluppa, in lingua d’oc, un fenomeno letterario che sarà decisivo per la storia della letteratura Italiana e che avrà un forte influsso sulla lirica italiana delle origini, ma anche su Dante e soprattutto su Francesco Petrarca: la lirica provenzale. La lirica provenzale, prodotta dai trovatori, crea il primo grande codice della poesia d’amore, dando voce, per la prima volta, alle passioni amorose individuali e agli effetti che quella passione produce sull’io individuale. I trovatori sono personaggi legati alle corti di Provenza e di Aquitania e di estrazione sociale molto differente. Troviamo tra di loro principi feudali, borghesi, vescovi, ma anche militari e giullari. Di alcuni di questi, ricostruiti quasi sempre attraverso gli stessi testi, disponiamo di biografie in prosa, chiamate vidas, che spesso indicano il luogo di nascita, quale signore servì il trovatore e alcune spiegazioni dei testi. Di alcuni componimenti disponiamo anche delle razos, ossia delle esposizioni in prosa sull’argomento del testo. È importante sottolineare, come vedremo in una delle prossime lezioni, come questi due elementi, razos e vidas, furono alla base della costruzione della Vita Nuova dantesca. Il corpus trobadorico comprende i componimenti di 350 poeti e di numerosi anonimi. Sono tutti in lingua provenzale e sono stati scritti tra il xii e il xiii secolo. I testi sono giunti fino a noi grazie ai canzonieri, ossia antologie di testi, a volte con notazioni musicali, redatti, per lo più in Italia, tra il xii e il xiv secolo. Tra i trovatori più rappresentativi possiamo annoverare Jufré Rudel, signore feudale che nel 1147 partecipò alla seconda Crociata, Bernart de Ventadorn, che corteggiò e scrisse liriche per Eleonora d’Aquitania, e in fine i tre grandi trovatori prediletti da Dante Alighieri, Arnaut Daniel, Bertran de Born, Guiraut de Bornelh. Il rapporto tra Dante e i trovatori è senza dubbio uno degli aspetti più studiati dell’opera dantesca. Dante ammirava soprattutto Arnaut Daniel, tanto da inserirlo come personaggio della Commedia, precisamente nel canto xxvi del Purgatorio, dove Guido Guinizelli lo presenta come il più importante rimatore di versi d’amore: E io a lui: «Li dolci detti vostri, che, quanto durerà l’uso moderno, faranno cari ancora i loro incostri» 114 «O frate», disse, «questi ch’io ti cerno col dito», e additò un spirto innanzi, «fu miglior fabbro del parlar materno. 117 Versi d’amore e prose di romanzi Soverchiò tutti; e lascia dir li stolti che quel di Lemosì credon ch’avanzi. 120 A voce più ch’al ver drizzan li volti, e cosiì ferman sua oppinïone prima ch’arte o ragion per lor s’ascolti. 123 Così fer molti antichi di Guittone, di grido in grido pur lui dando pregio, fin che l’ha vinto il ver con più persone. 126 Poi, alla fine del canto a prendere la parola sarà lo stesso Daniel: Io mi feci al mostrato innanzi un poco, e dissi ch’al suo nome il mio disire apparecchiava grazïoso loco. 138 El cominciò liberamente a dire: «Tan m’abellis vostre cortes deman, qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire. 141 Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan; consiros vei la passada folor, e vei jausen lo joi qu’esper, denan. 144 Ara vos prec, per aquella valor que vos guida al som de l’escalina, sovenha vos a temps de ma dolor!» 147 Poi s’ascose nel foco che li affina. Il rapporto amoroso descritto nella lirica provenzale appare, nella sua sostanza, una metafora del rapporto feudale. Il legame che si instaura tra il trovatore e la sua dama si caratterizza delle forme e delle cadenze del rito feudale. Ma questo amore, solitamente, non perviene mai a sbocchi concreti. Non mancano certamente delle eccezioni, ma queste avvengono soprattutto quando il trovatore appartiene ad un rango sociale molto elevato, quindi in un grado di parità rispetto alla donna cantata. Svariati sono i temi che compongono il percorso poetico dei trovatori, temi che saranno ripresi e sviluppati dalla poesia Siciliana, dallo Stil Novo e anche da Petrarca: tra i più rappresentativi possiamo annoverare il tema del ses vezer, dove il poeta si innamora di una donna mai vista, il tema, di possibile origine araba, del cuore separabile, dove il cuore dell’innamorato abbandona il corpo di questo per restare accanto all’innamorata lontana, il tema, riutilizzato da Francesco Petrarca, dell’aura. Dal punto di vista stilistico sono diverse le maniere che i trovatori impiegano per il loro comporre versi: Trobar leu, ossia versificazione semplice, poesia leggera e chiara • Semplicità nell’espressione • Facilità di comprensione da parte dell’uditorio • Assenza di parole oscure o di doppio senso • Eleganza ed efficacia dell’espressione poetica Trobar clus, ossia verseggiare chiuso (cfr. il termine moderno «ermetismo») • Espressione complessa • Rima rare e difficili • Espressioni ambigue ricercate Dal punto di vista metrico, nonostante la varietà sia abbastanza ampia è più pertinente classificare i generi su base contenutistica, in quanto spesso nella poesia provenzale si usa indistintamente una medesima forma, quella della canzone. Eccone i principali generi: •Tenso (tenzone): scambio di componimenti poetici tra due trovatori nei quali si sostengono due tesi contrapposte •Planh: lamento per la morte di un signore •Alba: descrive il dispiacere degli innamorati che dopo una notte insieme debbono separarsi •Pastorella: descrive l’incontro (erotico), in campagna, tra un cavaliere e una pastorella